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Evasione fiscale in Italia: le nuove strategie governative

Evasione fiscale in Italia: le nuove strategie governative
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La possibile riduzione dell’Irpef affronta sfide di bilancio e di ricerca di risorse, con incertezze sulle tempistiche di implementazione.

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Promesse fiscali e sfide globali

Nel contesto delle promesse fiscali italiane, il governo ha annunciato una possibile riduzione dell’Irpef per i cittadini con redditi annui fino a 50-60 mila euro. Tuttavia, in un panorama economico in evoluzione, le incertezze sulle tempistiche restano alte. Il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, invita alla cautela, evitando previsioni certe. Si aprono, quindi, nuovi dibattiti su politiche economiche e prospettive future.

La caccia alle risorse è in pieno svolgimento, un’impresa che vede il governo impegnarsi per ridurre l’Irpef destinata al ceto medio. “Ci lavoriamo”, afferma Leo, evidenziando gli sforzi per racimolare i fondi necessari. Tuttavia, il risultato del concordato preventivo per le Partite Iva non è stato soddisfacente: la riapertura dei termini a dicembre non ha raggiunto l’obiettivo prefissato di 2,5 miliardi di euro, raccogliendo solo la metà della cifra. Il governo non ha ancora trovato risorse adeguate, ma la determinazione nel proseguire la ricerca non viene meno.

La lotta contro l’evasione fiscale

Con nuove strategie per combattere l’evasione fiscale, che nel 2024 ha raggiunto la cifra di 32,7 miliardi di euro, il governo punta sulle entrate aggiuntive derivate dall’aumento dell’occupazione e dagli incentivi alle imprese. Secondo Leo, è cruciale individuare quei segmenti strutturali che possano sostenere questo impegno fiscale destinato al ceto medio. Nonostante l’impegno, rimangono incertezze, tipiche delle fonti fiscali di questo tipo, che richiedono una prudente valutazione delle strategie, incluso il bilancio tra sanzioni e incentivi per chiude i debiti col Fisco senza sanzioni e interessi aggiuntivi.

Cartelle esattoriali: la prudentissima valutazione

Anche il tema delle cartelle esattoriali viene affrontato con cautela. È in corso lo studio del contenuto di un voluminoso portafoglio di crediti inesigibili, ben 1.275 miliardi di euro in tasse e multe non riscossi. Questo enorme magazzino include crediti da recuperare legati a nullatenenti, defunti e imprese fallite che rappresentano una sfida complessa. La rottamazione delle cartelle, mirata a chiudere debiti senza oneri aggiuntivi, richiede un’analisi approfondita per determinare quali tra questi crediti possano realisticamente essere recuperati.

Tassare le multinazionali: un dilemma globale

A livello internazionale, la tassazione delle multinazionali è al centro di intensi dibattiti. Donald Trump ha infatti minacciato ritorsioni contro paesi come l’Italia che applicano questa imposta. Leo esprime speranza che un dialogo costruttivo tra Unione Europea e Stati Uniti porti a soluzioni equilibrate. Questa misura è stata concepita per garantire che le grandi aziende non eludano l’imposizione fiscale nei paesi in cui operano.

La sfida alle multinazionali

La mossa aggressiva di Trump rappresenta uno sforzo per tutelare i colossi americani che sfruttano i regimi fiscali vantaggiosi in vari paesi per pagare meno tasse. In risposta, 140 paesi hanno firmato un accordo che impone alle società con un fatturato superiore a 750 milioni di euro una tassazione minima del 15 per cento, un passo deciso verso un’equità fiscale internazionale. Per esempio, in Italia, la Minimum Global Tax richiede a una multinazionale americana con succursali nel nostro paese di versare l’imposta al fisco italiano.

Global Tax: la visione Italiana

L’introduzione della Minimum Global Tax in Italia, prevista nel 2024, mira a ottenere circa 400 milioni di euro all’anno. Questo tributo, disciplinato da una direttiva dell’Unione Europea, è determinante per equilibrare la concorrenza tra imprese locali e multinazionali, seppur con una differenza di aliquota rispetto agli Stati Uniti, dove il prelievo minimo è del 10 per cento. La resistenza di Trump sottolinea il desiderio di evitare che le aziende statunitensi subiscano una tassazione più alta rispetto alle giurisdizioni meno rigide.