Scopri come cambieranno gli assegni INPS a marzo, con incrementi basati sulla nuova manovra e dettagli sui beneficiari degli aumenti.

Aumenti delle pensioni a marzo: tutto quello che devi sapere
Le pensioni in Italia vedranno un incremento a partire dal mese di marzo: ecco cosa cambia per i beneficiari degli assegni INPS. Da marzo, le pensioni vedranno delle modifiche significative. In particolare, ci saranno variazioni nel calendario dei pagamenti, che continueranno a differenziarsi tra coloro che ricevono la pensione attraverso gli uffici postali e quelli che invece hanno un accredito su conto corrente bancario. Gli assegni di marzo, infatti, rifletteranno i cambiamenti della manovra di Bilancio 2025, con l’arrivo degli aumenti previsti e degli arretrati. Al momento delle erogazioni mensili, la data da segnare è il primo marzo per chi si reca alle Poste e il terzo marzo per chi attende il bonifico in banca. La certezza di queste nuove date è merito dell’INPS, che ha comunicato l’allineamento del cedolino di marzo con le nuove disposizioni legislative.
Aumento delle pensioni: chi ne beneficia?
Con la nuova manovra, dal gennaio di quest’anno, le pensioni inferiori o pari al trattamento minimo riceveranno un incremento del 2,2%. Cosa significa questo in termini concreti? Gli assegni aumenteranno di 13,27 euro, passando da 603,40 euro a 616,67 euro mensili. L’INPS ha specificato questo incremento in una recente circolare, confermando che il miglioramento del trattamento minimo include un recupero dello 0,8% rispetto all’inflazione. Ma chi altro potrà contare su un aumento? Gli stessi incrementi si applicheranno agli assegni pari o inferiori a quattro volte il trattamento minimo, ossia fino a 2.394,44 euro lordi mensili. In questi casi, la rivalutazione tiene conto dell’inflazione, con un recupero totale dello 0,8% del valore dei prezzi.
Dettagli sui recuperi dell’Inflazione

Anche per i pensionati che beneficiano di un assegno tra quattro e cinque volte il trattamento minimo, sono previsti adeguamenti, ma con una differente percentuale: qui si recupererà il 90% dell’inflazione, pari allo 0,72%. A scendere, chi percepisce oltre cinque volte il trattamento minimo, ovvero più di 2.993,06 euro lordi al mese, vedrà un recupero del 75% dell’inflazione, pari allo 0,60%. Nella sua comunicazione, l’INPS ha precisato che la variazione per il calcolo della perequazione delle pensioni per il 2023 sarà del 5,4% a partire dal 1° gennaio 2024. Questo indica che non saranno necessari ulteriori conguagli per rivalutazioni nel 2024. Il documento ha anche ribadito che, per l’anno 2025, l’età necessaria per ottenere l’accesso alla pensione di vecchiaia resta fissata a 67 anni.